Nella notte del 1-2 Settembre 2025 una potente tempesta geomagnetica ha colpito la Terra

La tempesta geomagnetica del 1-2 settembre 2025 è stata un evento di grande rilevanza, con impatti tecnologici significativi e la possibilità di ammirare aurore boreali in regioni insolite

Una potente perturbazione geomagnetica ha colpito la Terra tra la notte dell’1 settembre e la mattina del 2 settembre 2025, originata da un’intensa attività solare. Questo fenomeno, monitorato da esperti e agenzie spaziali, ha avuto impatti tecnologici e ha offerto la possibilità di ammirare spettacolari aurore boreali a latitudini insolite.

Una forte tempesta geomagnetica di classe G3 ha appena colpito la Terra

Una forte tempesta geomagnetica di classe G3 ha appena colpito la Terra. Uno degli aspetti più affascinanti della tempesta è stata la possibilità di osservare aurore boreali a latitudini più meridionali rispetto al solito

Brillamento solare e flusso coronale

L’evento è stato scatenato da un brillamento solare di classe M2.7, verificatosi il 30 agosto 2025 alle 22:02 (ora italiana) nella regione attiva di macchie solari AR4199. Questo brillamento, durato circa tre ore, ha prodotto un’espulsione di massa coronale (CME), una colossale nube di plasma e campi magnetici diretta verso il nostro pianeta. Le immagini dei coronografi LASCO, montati sul satellite SOHO, e del Compact Coronagraph CCOR-1 sul satellite GOES-19 hanno rivelato la CME come un caratteristico “alone” attorno al Sole, indicando una traiettoria diretta verso la Terra.

A questa espulsione si è aggiunto un flusso di vento solare ad alta velocità originato da un buco coronale, una regione della corona solare in cui il campo magnetico si apre, permettendo la fuga di particelle cariche. L’interazione tra la CME e il vento solare ha amplificato l’intensità della tempesta geomagnetica, rendendola un fenomeno di notevole interesse scientifico.

Secondo i dati del Centro di Previsione Meteorologica Spaziale della NOAA, la tempesta ha raggiunto un’intensità iniziale di classe G2 (moderata) sulla scala geomagnetica che va da G1 a G5. Nelle ore successive, si è intensificata fino a toccare la classe G3 (forte), con una remota possibilità di avvicinarsi al livello G4 (severa). L’indice Kp, che valuta le perturbazioni del campo magnetico terrestre, ha oscillato tra 7 e 8, confermando la rilevanza dell’evento.La CME ha raggiunto la Terra tra il tardo pomeriggio dell’1 settembre (circa le 18:30-19:00 UTC) e la mattina del 2 settembre. L’incertezza sulle tempistiche esatte è stata ridotta grazie ai dati raccolti dai satelliti ACE e Wind, posizionati a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Questi strumenti, operativi rispettivamente dal 1997 e dal 1994, hanno analizzato le particelle del vento solare in tempo reale, fornendo un preavviso di circa 30 minuti per adottare misure di protezione per le infrastrutture spaziali.

Impatti su satelliti e infrastrutture

La tempesta geomagnetica di classe G2-G3 ha generato diversi effetti sulle tecnologie moderne. I satelliti in orbita terrestre bassa (LEO) hanno affrontato difficoltà di orientamento a causa delle variazioni del campo magnetico terrestre. Inoltre, il riscaldamento dell’atmosfera superiore ha aumentato la densità atmosferica, causando un incremento della resistenza aerodinamica che potrebbe aver alterato le orbite di alcuni satelliti non adeguatamente corretti.

I sistemi di navigazione satellitare, come il GPS, hanno registrato errori temporanei e cali di segnale, creando potenziali disagi per settori come l’aviazione, la navigazione marittima e l’agricoltura di precisione. Le comunicazioni radio ad alta frequenza (HF), essenziali per voli transoceanici e operazioni di emergenza, hanno subito disturbi, con episodi di blackout temporanei.Le reti elettriche terrestri hanno rischiato malfunzionamenti a causa delle correnti geomagneticamente indotte (GIC), che possono sovraccaricare trasformatori e linee di trasmissione, specialmente in regioni con infrastrutture estese come Nord America, Cina e Australia. L’intensità della tempesta non ha raggiunto il livello G5, evitando scenari estremi come quelli dell’evento di Carrington del 1859 o della tempesta del 1989 in Québec, che causò un blackout di nove ore per milioni di persone.

Con un’intensità di classe G3, le aurore sono diventate visibili fino a circa 50° di latitudine, corrispondenti a regioni come il Nord Europa e la Gran Bretagna. In Italia, le regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli) hanno offerto le migliori opportunità di avvistamento, specialmente in aree prive di inquinamento luminoso e con una chiara vista verso nord.Le aurore si formano quando le particelle solari, guidate dal campo magnetico terrestre, colpiscono gli atomi di ossigeno e azoto nell’atmosfera, producendo bagliori verdi, rossi e azzurri. In alcuni casi, sono apparse anche le rare strutture aurorali rosse (SAR). La visibilità in Italia è stata limitata dal maltempo in alcune zone settentrionali e dalla luce della Luna crescente. Nonostante il picco geomagnetico sia avvenuto in pieno giorno (circa le 8:00 ora italiana), un’intensificazione notturna ha permesso avvistamenti in alcune località.

La NOAA e altre istituzioni, come l’INAF, hanno continuato a osservare l’attività solare, che si prevede rimarrà elevata nei prossimi mesi, in prossimità del picco del 25° ciclo solare (atteso tra fine 2024 e metà 2025). Questo contesto rende probabili ulteriori eventi geomagnetiche nel prossimo futuro.

Enrico D'Orsi

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