Emergenza ambientale o cambiamento climatico? Anche la politica si divide sull’alluvione in Emilia

L'alluvione in Romagna è un chiaro esempio di come il cambiamento climatico, unito a una gestione territoriale inadeguata, possa amplificare i danni di eventi meteorologici estremi.

L’alluvione che ha recentemente colpito la Romagna, tra il 18 e il 19 settembre, è stata un chiaro segnale del cambiamento climatico in atto, ma secondo Legambiente non è l’unico fattore da considerare. L’associazione ambientalista evidenzia che la situazione è aggravata da decenni di cementificazione e gestione inadeguata del territorio. L’eccessiva impermeabilizzazione del suolo, la rettificazione dei fiumi con argini sempre più alti e la costruzione di edifici in aree golenali sono tutti elementi che contribuiscono alla fragilità del territorio. Si discuteva degli stessi identici temi già un anno fa.

È necessario un impegno concreto per rendere il territorio più sicuro e resiliente, attraverso interventi di adattamento e mitigazione che possano ridurre gli impatti futuri

È necessario un impegno concreto per rendere il territorio più sicuro e resiliente, attraverso interventi di adattamento e mitigazione che possano ridurre gli impatti futuri

L’entità dell’alluvione tra cambiamenti climatici e gestione del territorio

In meno di 48 ore sono caduti 350 mm di pioggia sulla Romagna, causando l’esondazione di quattro fiumi, l’allagamento di diversi comuni e lo sfollamento di circa 1000 persone. Nonostante la pioggia sia stata più intensa rispetto agli eventi del maggio 2023, i danni sono stati meno gravi. Questo è stato possibile grazie al miglior assorbimento del terreno e all’efficacia del sistema di allerta, che ha permesso di ridurre gli impatti e, soprattutto, di evitare vittime.

Gli esperti di Arpae, come sottolinea Legambiente, avvertono da tempo che il cambiamento climatico ha modificato il regime delle piogge nella regione. Gli eventi di precipitazione intensa, soprattutto in autunno e primavera, sono destinati ad aumentare, così come i periodi di siccità in inverno ed estate. Tuttavia, Legambiente critica il continuo investimento in infrastrutture legate ai combustibili fossili, come il gasdotto “Linea Adriatica” e il rigassificatore di Ravenna, considerandoli incoerenti con la necessità di affrontare la crisi climatica.

Le recenti inondazioni in Italia, che quelle che un anno fa hanno colpito duramente la regione dell’Emilia-Romagna, rappresentano un chiaro esempio di eventi climatici estremi. In due settimane, lo scorso anno la regione fu devastata prima da forti piogge su un terreno arido, incapace di assorbire l’acqua, e poi da un diluvio che ha provocato 13 morti e danni per miliardi di euro. Più di 10.000 persone furono costrette a lasciare le loro case.

L’Emilia-Romagna è particolarmente vulnerabile a causa della sua posizione geografica tra gli Appennini e il mare Adriatico, e il territorio è soggetto a un alto rischio di alluvioni. In sole 36 ore lo scorso anno è caduta metà della pioggia annuale media. Gli esperti climatici, come Antonello Pasini, indicavano una tendenza a un aumento delle precipitazioni complessive, ma distribuite su un numero minore di giorni, con piogge più intense.

Il Nord soffre anche del problema della siccità

Il nord Italia soffre anche di siccità, aggravata da nevicate insufficienti negli ultimi due anni. Il terreno, reso impermeabile dalla siccità, non riesce ad assorbire le forti piogge, che scorrono velocemente verso il mare. Il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, ha sottolineato che l’Italia deve adattarsi a questa nuova normalità, rivedendo le proprie protezioni contro le inondazioni e dando maggiore importanza alla prevenzione, un aspetto spesso trascurato nel Paese.

Infine, gli esperti avvertono che l’aumento degli eventi meteorologici estremi, come ondate di calore e precipitazioni intense, è un effetto delle emissioni di gas serra causate dall’uomo, un fenomeno che riguarda non solo l’Italia ma il mondo intero.

La fragilità del territorio al centro del dibattito sociale

Le immagini dell’alluvione mostrano chiaramente come l’eccessiva urbanizzazione e l’impermeabilizzazione del suolo abbiano esacerbato la situazione. Fiumi confinati da argini alti e rettificati, e edifici costruiti in aree a rischio, sono solo alcuni dei fattori che aumentano la vulnerabilità del territorio. Legambiente sottolinea che questi fenomeni, come frane e alluvioni, diventeranno sempre più frequenti e dovremo essere in grado di prevenirli attraverso una gestione più sostenibile.

Legambiente fa riferimento a un rapporto della Commissione tecnico-scientifica della Regione Emilia-Romagna, pubblicato nel dicembre 2023, che propone una serie di interventi per ridurre i rischi futuri. Tra le proposte ci sono la delocalizzazione degli edifici in aree a rischio, l’aumento dello spazio per il naturale corso dei fiumi e la rimozione delle rettificazioni, dove possibile. Questi interventi strutturali, insieme a una migliore gestione del verde lungo le sponde dei fiumi, potrebbero migliorare la resilienza del territorio.

Legambiente critica anche le polemiche politiche emerse dopo l’alluvione, che non aiutano le persone colpite a risollevarsi. L’associazione richiama all’urgenza di fornire soluzioni concrete e strutturali per mitigare gli effetti della crisi climatica. Con le elezioni regionali alle porte, l’associazione auspica che la cura del territorio diventi una priorità assoluta per il futuro governo della regione, senza che vi siano alibi politici o tattiche elettorali.

Ugo Bellini

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